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DISCOGRAFIA E LIBRI
A cura di Luciano Cassulo
Bisogna
ricordare il contesto in cui sono nati
musicalmente
i Pink Floyd, e cioè quello che venne in seguito denominato il
movimento
psychedelico, per questo motivo ho pensato di scrivere "due righe" su
questo
fenomeno sociale.
Il movimento psichedelico Verso la
metà del 1960, in America,
molti giovani
dai capelli lunghi stavano fuoriuscendo in massa dalla società
dei
regolari, perché disgustati dalla guerra del Vietnam e dalla
condizione
sociale nazionale. In questa rivoluzione venne introdotto anche l' uso
degli stupefacenti che andava dalla marijuana fino al famoso LSD,
inventato
nel 1938 dal dottor A. Hoffman.
Questo uso di droghe era stato concepito come chiave per espandere la coscienza, e non come scorciatoia per l' oblio, e i cosiddetti "hippies" o "figli dei fiori" si radunavano in oasi come il distretto di Haight-Ashbury di San Francisco. In questa comunità alternativa trovarono voce in gruppi musicali fieramente anticommerciali come i Grateful Dead, i Jefferson Airplane e i Moby Grape, i quali si esibivano con l' apporto di un set di "luci psichedeliche". Questa nuova rivoluzione giovanile americana trovò anche profonda risonanza nelle avanguardie letterarie, artistiche e musicali. Non passò molto tempo dalla nascita di questo movimento giovanile che ben presto approdò anche a Londra. Nel 1966 nella capitale inglese fu un anno di grandi aperture e, dopo due grigi decenni di austerità postbellico, l' economia era in piena espansione. Al governo si era insediato un personale politico molto progressista, e l' idealismo e l' ottimismo erano dovunque diffusi. Grazie a questa situazione, Londra divenne il centro della trasgressione giovanile. In quegli anni era in voga lo "Swingin London" (la ritmica Londra) dove i giovani si vestivano con abiti colorati di Mary Quant e Biba, comperavano mantelli e cappe rinascimentali ed osservavano il cielo da dietro occhiali con lenti di colore viola o azzurro. Gli aderenti a questo movimento, i quali si erano appena scossi dalle pulsazioni del "beat" (nato nelle cantine di Liverpool e Chelsea), formavano un fiume fosforescente che scorreva all' interno del centralissimo quartiere di Soho, e Carnaby Street divenne la via più rappresentativa. Nell' estate del 1965 vennero invitati, all' International Poetry Festival che si svolse presso la Royal Albert Hall, poeti e scrittori americani del calibro di Ginsberg, Ferlinghetti, Corso, Viva e Malanga i quali portarono dagli USA i segnali di un nuovo stile di vita. "Espandere l' area della coscienza" era il messaggio che era emerso da questa manifestazione, e con esso vennero introdotti nuovi ideali come il misticismo orientale, il sesso libero e il rifiuto del sistema, naturalmente con l' uso di LSD e marijuana. La scena dell' "Underground" (nome del neonato movimento inglese), preparava la sua alternativa al potere tradizionale e cercava luoghi di aggregazione, spostandosi verso i margini della città. Tra i primi ad importare dagli USA a Londra questa nuova tendenza fu M. Hollingshead, del "Millbrook Centre" di Timothy Leary, il quale aveva diffuso le voci di questi "happening" (avvenimenti) che si svolgevano in California, dove si suonava per lunghe nottate in pieno stile lisergico. A Londra, nel 1966 iniziò la lunga stagione psychedelica, S. Stollman, newyorkese e fratello del gestore della "ESP" (etichetta discografica del nuovo jazz), fu il promotore del movimento inglese. Stollman coordinò ogni domenica pomeriggio gli "happenings" al Marquee Club, situato al numero 19 di Wardour Street, dove agli inizi degli anni '60 si erano esibiti anche i Rolling Stones e gli Yardbirds. Il 13 marzo del 1966 lo scrittore J. Byrne e il poeta S. Hawkins organizzarono una stranissima performance sui testi di P. Brown, un santone della Londra radicale che divenne poi celebre per aver firmato i brani più famosi dei Cream, e in seguito leader dei Piblokto. Durante questa performance salì sul palco anche il cantante Donovan, che in piena ubriacatura di stupefacenti, si esibì accompagnato da sei sitar e una sezione ritmica di congas e tablas. Dopo di lui si esibì la Scratch Orchestra, dove i cinque componenti si esibirono vestiti da gelatai, e improvvisarono uno "stage" musicale concentrato nel manovrare una radio a transistor, violoncelli, saxofoni e altri strumenti registrati su nastro. Durante questo singolare concerto venne proiettato anche un film pornografico, ma fu completamente ignorato dai presenti perché erano tutti impegnati nel seguire le pulsazioni elettriche che la band emanava. Parteciparono anche gli African Drummers, che sommersero il locale con la loro furia percussionistica, mentre una ragazza eseguiva ad un pianoforte, alternando la musica con lunghe boccate di marijuana, il preludio e fuga di Bach. A notte fonda arrivarono i Pink Floyd, uno sconosciuto gruppo il cui nome non appariva nel programma. In una sala avvolta nel profumo di incenso e cannabis, i quattro musicisti eseguirono due brani di Chuck Berry, nei quali mostrarono, con lo strano uso degli strumenti, la loro grande voglia di libertà espressiva. Quello che fuoriusciva dai loro amplificatori era un qualcosa di ben diverso che si era abituati ad ascoltare in quegli anni a Londra. Quando il gruppo uscì dal Marquee Club, diventò il gruppo di spicco del movimento "underground", e fece da colonna sonora agli umori di una generazione in cerca di libertà in una Londra "sotterranea" (underground) molto diversa da quella appartenuta alla "swingin London" celebrata negli opuscoli turistici. Le
pagine riguardanti la discografia
sono state
scritte con un giudizio basato sul letterale consumo nell' ascoltare i
loro LP dal lontano 1973, data d' acquisto del mio primo disco. Nell'
esprimere
il mio modesto pensiero ho cercato, e spero di esserci riuscito, di non
farmi intaccare dalla mia grande passione che mi ha portato ad essere
un
modesto collezionista e un loro "vecchio" fan. Per avere
le idee più chiare sui vari
titoli,
qualche volta mi sono appoggiato a testi o articoli di altri autori,
perciò
se leggendo noterete giudizi o nozioni che "suonano" di già
detto,
perdonatemi, l' ho fatto solamente perché il mio pensiero
concordava
con gli autori consultati.
Tutte le recensioni sono state scritte mettendomi nei panni di chi si avvicina per la prima volta al mondo musicale dei Pink Floyd, e spero di essere riuscito in questo mio intento e che il lavoro da me svolto non risulti solamente per i famosi "addetti ai lavori", perciò non troverete traccia di edizioni particolari, vinili colorati o altri dati inerenti il mondo collezionistico. Sicuramente alla fine della lettura delle varie recensioni moltissimi di voi non troveranno nulla di nuovo, ma una cosa vi posso garantire: ogni articolo è stato scritto prima con il cuore poi con la mano. |
Questo
è il primo lavoro
discografico dei Pink
Floyd che fu pubblicato il 5 agosto 1967. L' lp si può definire,
a buon diritto, figlio di Syd Barrett, partendo dalla sua atmosfera e
arrivando
alla sua assoluta fusione di psychedelia, sensibilità pop e
fanciullesca
innocenza. Il titolo del disco venne preso dal settimo capitolo del
libro
per bambini intitolato "The Wind In The Willows" di K. Grahame, testo
preferito
da Barrett sin da fanciullo, che lo colpì completamente nella
sua
sensibilità e fantasia.
Questo lavoro, non è solo da considerarsi il manifesto della corrente psychedelica inglese, ma è anche un album di canzoni che riflettono una profonda attenzione per il misticismo (vedi Chapter 24 "capitolo 24", ispirato all' "I Ching - Il Libro Dei Mutamenti"), la natura (vedi The Scarecrow "lo spaventapasseri") e il posto occupato dall' uomo nell' universo (vedi Astronomy Domine "o dominus astronomico"). L' inconsapevole concept album gnostico, fu scritto interamente da Barrett, in pochissimo tempo, in uno degli ultimi periodi di lucidità mentale, anche se ormai l' uso di LSD era divenuta una pratica quasi giornaliera che, poco tempo dopo gli costò l' allontanamento dal suo gruppo, come lui lo definiva. Tra i solchi dell' intero album è nascosta una curiosa e delicata bellezza, intrisa dal cupo spirito di Barrett, uno spirito che in pochi, neanche Wright, Mason e Waters, compresero appieno. L' lp fu accolto piuttosto bene dal pubblico, la dimostrazione è la sesta posizione nelle classifiche del Regno Unito. Tutt' oggi nell' riascoltare "The Piper At The Gates Of Dawn" salta subito all' orecchio la sua eterna giovinezza, sia nei suoni (anche se possono risultare rozzi e primitivi), che nei suoi testi, perfetti dipinti lirici disegnati con svariati colori, che solo Barrett riusciva a mescolare sapientemente. Sono pienamente convinto che quando Barrett scrisse questo capolavoro, aveva già indossato i panni del "pifferaio alle porte dell' alba" (traduzione del titolo dell' lp), e si avviava a vivere in un mondo tutto suo, parallelo al nostro, abitato solamente da gnomi e bambini. |
Se "The
Piper At The Gates Of Dawn"
è considerato
il figlio di Syd Barrett, questo lavoro, pubblicato il 29 giugno 1968
è
da catalogare come un lavoro composto dall' intero gruppo, anche se lo
si può definire una raccolta di "scampoli" avanzati dagli inizi
dei Pink Floyd. Allontanato Barrett, da parte del resto del gruppo per
i suoi gravi problemi psicologici creati dall' uso sfrenato di LSD, fu
sostituito da David Gilmour, suo amico d' infanzia di Cambridge, che
dette
al gruppo un nuovo punto focale musicale e un' imponente spinta in
avanti
proprio in un momento che i Floyd avevano deciso di sciogliere la
formazione
per la perdita del loro fondatore e poeta. "A Saucerful" è un
disco
di transizione i cui brani rispecchiano l' allontanamento da parte
della
band dalla psychedelia "free-form" in direzione di materiale orientato
verso gusti adulti che avrebbero definito gli anni successivi della
loro
carriera. Con brani del calibro di "Careful With That Axe, Eugene";
"Set
The Controls For The Heart The Sun" e "A Saucerful Of Secrets",
eseguiti
nei loro live tours sino al 1973, i quattro musicisti scoprono il
fascino
di una spazialità elettrica completamente nuova e l' invenzione
di una dimensione assolutamente inedita che solo l' amplificazione
elettrica
permette di sfruttare. Sono passati trent' anni da quando Les Paul
armeggiava
intorno alla prima chitarra elettrica e solo ora i Pink Floyd riescono
ad essere perfettamente coscienti delle possibilità che il mezzo
offre. Più di una scoperta dell' elettronica, che inizia a
frusciare
in questi primi dischi della band, la loro è la conquista dell'
elettricità che permea in "A Saucerful Of Secretes".
Bisogna anche ricordare che in questo supporto è incisa l' ultima canzone composta da Barrett per i Floyd ed intitolata "Jugband Blues", la quale è da considerarsi il testamento musicale, per il contenuto premonitore del testo, del fondatore e capo carismatico del gruppo, assenza che sarà più volte affermata nei loro dischi successivi. Concluderei questo commento citando le prime due strofe scritte da Barrett per il suo testamento musicale: "E' tremendamente cortese da parte vostra pensarmi qui e vi sono assai obbligato per aver chiarito che non ci sono...".
|
Dopo la
perdita di Barrett, e la conquista
della nona
posizione nelle classifiche inglesi di "A Saucerful Of Secrets", i Pink
Floyd erano impegnati in una faticosa ricerca di una direzione
musicale,
erano ansiosi di esplorare qualunque strada fosse potenzialmente in
grado
di fornire loro un impulso di cambiamento. Consapevoli di questo strano stato di rock
band, accettarono
volentieri l' offerta fatta loro dal regista Barbet Schroeder di
incidere
la colonna sonora del suo film-hippie, intitolato "More". |
Questo doppio
lp è costituito per
metà
da registrazioni dal vivo, eseguite in Inghilterra, dalla band al
completo
e per metà da esperimenti in studio di ognuno dei singoli
componenti,
e venne concepito dal gruppo allo scopo di chiudere una fase della
carriera
ed aprirne un' altra. "Ummagumma",
parola che nello "slang"
scolastico di
Cambridge è sinonimo di "scopare" fu scelta perché
suonava
bene da cantare in coro, fu pubblicato il 25 ottobre 1969 e
occupò
il 5° posto nella classifica in UK e la 74° posizione negli
USA,
e fu il loro primo lp ad entrare in classifica in questo paese.
Da "Ummagumma" saltano fuori due immagini, una
compatta,
aggressive incisiva per il primo disco, ed una rarefatta, ermetica,
aerea
spesso permeata dall' intelligente abilità strumentale dei
singoli
componenti, nel secondo. Non c'è
voglia di strafare, ma il
risultato
è una pietra miliare che è utile, non solo per capire il
periodo più avventuroso, ma anche per affermare l' intera
evoluzione
di una musica e dei suoi musicisti in bilico tra una soluzione
più
immediata, sanguigna e forse più vera, e uno studio complesso e
affascinante che si allontana in maniera pericolosa dai motivi e dalle
radici di quella musica stessa. L' lp
è un manifesto, un perno in cui
si incastrano
i Pink Floyd di ieri e quelli di domani, anche se conserva, soprattutto
nella parte in studio, un' unicità quasi assoluta rispetto al
resto
della produzione dei quattro. Oltre ai
brani che provengono dal primo e
secondo
lp, eseguiti superbamente in versione "live", il secondo supporto
racchiude
due vere perle musicali: "Grantchester Meadows" (scritta e eseguita da
Waters); "The Narrow Way" (composta ed eseguita da Gilmour).
|
Questo album
lo si può presentare
senza un concetto
di base, e senza un punto focale ben localizzato. Per certi versi lo si
può considerare una raccolta di varie idee sparse in cerca di
una
direzione, con un lavoro di una certa coesione. L' lp riuscì a
stabilire
la nuova immagine della band per gli anni '70. Per la sua realizzazione
i Pink Floyd lavorarono cinque mesi in sala di registrazione, prima che
il 10 ottobre 1970 "Atom Heart Mother" iniziò la scalata delle
classifiche
di mezzo mondo, prima posizione in UK e cinquatacinquesima negli USA.
Per la registrazione del brano "Atom Heart
Mother"
furono impegnati, oltre al gruppo, un centinaio di persone tra
orchestrali
e coristi, ma i problemi più grossi sorsero nella fase degli
arrangiamenti,
che erano stati affidati a Wright. In aiuto del tastierista fu
convocato
il compositore sperimentale scozzese Ron Geesin (che aveva già
collaborato
con Waters nell' lp "The Body"), al quale per l' originalità
negli
arrangiamenti, si può attribuire la paternità dell'
immane
lavoro. Il risultato fu la prima opera rock assimilabile nelle forme ad
altri stili musicali dei più blasonati, questo grazie all'
abilità
di Wright nel muovere masse sonore dandone una precisa costruzione
musicale.
Con gli interventi elettrici, gli spazi orchestrali e le radure corali,
perfetti come pezzi di un puzzle, permettono lo svolgimento di una
dinamica
interiore assai suadente e ben più trascinante di quanto il
ritmo
e la mollezza apparente della suite lasci trasparire. |
Nella
discografia dei Pink Floyd, "Meddle"
occupa un
posto particolare: non ha le capacità di osare di "Ummagumma" e
l' arroganza di "Atom Heart Mother" ma, nella storia della band, questo
lp ha il ruolo fondamentale di disco-cerniera. La sua realizzazione
permise
a Waters e company di uscire da una crisi economica che li opprimeva
dalla
fine dell' incisione di "Atom Heart Mother", crisi che fu dovuta al
proporre,
durante i loro concerti, l' lp precedente con l' onerosa organizzazione
orchestrale come richiedeva la suite. "Meddle" segna l' inizio di un
periodo
che si rivelò il più produttivo creativamente e
innovativo
nel sound del gruppo. L' lp venne
pubblicato il 13 novembre 1971 e
occupò
la terza posizione nella classifica in UK e la settantesima negli USA.
La sua realizzazione fu, anch' essa, lunga e laboriosa (circa sette
mesi
di studio di registrazione) ma, a mio avviso, più istintiva di
quella
del disco precedente e segnò la fine dell' incubo creativo che
li
avvolgeva. Questa fine è, tutto sommato sorprendente, non ruba
nulla
alla fantasia di "Atom Heart Mother" ma, anzi, sviluppa, attraverso
elementi
più semplici e apprezzabili, un discorso di egual portata
costruttiva.
In "Meddle" ci sono ampi spazi strumentali, al limite del solismo: non
dimentichiamoci che nel '71 il solismo impazza. Nel primo lato del disco spicca il brano "One
Of These
Days" per il suo sound molto graffiante, che fu dedicato da Waters al
DJ
Jimmy Young della BBC Radio Due. Le altre canzoni sono semplici episodi
non molto impegnativi. La seconda facciata è impegnata dalla
lunga
suite "Echoes", che è zeppa, e non nasconde nelle sue pieghe,
idee
che verranno poi amplificate nei dischi a venire. Di questo brano
voglio
segnalare la versione tratta dal film "Pink Floyd At Pompeii", che fu
divisa
in due parti, ma il risultato finale, a mio parere, è più
sognante e spirituale. Il titolo dell'
album è da considerarsi
un
gioco di parole tra "medaglia" (che forse si diede il gruppo alla fine
del lavoro) e "impicciarsi degli affari altrui". La scelta di "Meddle"
fu più semplice: al gruppo piaceva particolarmente il suono
della
parola.
|
Anche se molto
spesso passa inosservato
agli occhi
di molti estimatori dei Pink Floyd, "Obscured By Clouds", rappresenta
il
secondo progetto di una colonna sonora di una certa importanza
realizzata
dalla band. Il film, intitolato "La Vallée", fu realizzato dal
maturo
e ossessionato regista Barbet Schroeder, che già firmò la
regia del film "More", il quale lo vide impegnato in questa nuova
pellicola
girata nella Nuova Guinea e dedicata all' emergente cultura hippie, con
le sue aspirazioni nella ricerca della spiritualità condita con
l' uso della droga. La band ebbe da dire con il regista per la sua
supervisione
musicale in "More", che non fu apprezzata perché tagliò e
sfumò i brani in varie scene del film. Per questa nuova colonna sonora, i rapporti
tra il
gruppo e il regista erano particolarmente diversi: i Pink Floyd erano
più
maturi e fiduciosi nei propri mezzi, e in grado di dettare le regole in
modo e in misura molto maggiore della volta precedente, questo grazie
alle
esperienze e alla popolarità raggiunta con la pubblicazione di
"Atom
Heart Mother" e di "Meddle", che li fortificarono caratterialmente e
musicalmente. L' album fu pubblicato il
3 giugno 1972,
periodo interessante
nell' evoluzione della band perché iniziava a "bollire in
pentola"
il progetto dell' lp più famoso: "The Dark Side Of The Moon", e
occupò la quarantaseiesima posizione nella classifica americana,
mentre fu prudentemente ignorato in Gran Bretagna. "Obscured By Clouds" è un tipico
episodio incolore,
la classica forzatura. L' lp riassume un assortimento di episodi
musicali
grigi, limitati e venati dal dubbio e dalla svogliatezza di chi opera
su
commissione. Difatti, nei circa tre mesi che servirono per la sua
realizzazione,
i Floyd ne approffitarono per trascorrere una specie di vacanza in
studio
di registrazione, dove liberarono la loro fantasia e si lasciarono
andare
divertendosi con la nuova tecnologia messa a loro disposizione per
incidere
il disco. "Obscured By Clouds" contiene
un' insolita
immagine
musicale floydiana, con alcuni brani che sono pericolosamente orientati
verso la direzione del glam-rock, che in quel periodo era in auge in
Inghilterra. |
The Dark Side Of The Moon - NON UN
DISCO, MA IL DISCO -
"Tum tum...tum tum...I've been mad for fucking years" (sono stato pazzo per molti anni)... All' inizio era il buio, poi irruppe l' immagine di un prisma ottico che rinfrange i colori dell' iride, un battito cardiaco ci introduce nella follia umana messa in musica nel 1973 dai Pink Floyd. "The Dark Side Of The Moon" è il disco che è entrato nel Guinness dei primati per la sua lunga permanenza nella classifica americana della Billboard, oltre 14 anni, 741 settimane di cui 591 consecutive. Nel 1988 la Billboard sancì l' uscita "amichevole" del disco perché aveva più di 10 anni di storia alle spalle. I Pink Floyd eseguivano in tour l' intero lavoro già nel 1972, ma il 24 marzo 1973 fu pubblicato ufficialmente dalla EMI. L' ultima esecuzione live risale al tour del 1994, la registrazione è contenuta nel doppio cd "Pulse". Ed è la prima volta che l' opera completa è stata pubblicata dalla casa discografica in versione live, prima del '94 per ascoltare "Dark Side" dal vivo bisognava ricorrere ai famosi "bootlegs". L' lp era stato concepito per descrivere il lato oscuro della mente umana e i confini della follia. Per avere diverse opinioni sull' argomento il gruppo distribuì un questionario tra gli addetti e non degli studi Abbey Road di Londra, registrandone le risposte. Fu anche intervistato Paul Mc Cartney, ma le sue risposte furono scartate dai Floyd. Le più "folli" furono rilasciate da un tecnico della band e dal portiere degli studi di registrazione, fan del gruppo. Le loro affermazioni si possono ascoltare all' inizio e alla fine del disco, e riportate in testa e in coda a quest' articolo. "Money" è la canzone più famosa dei Pink Floyd, scritta da Roger Waters, è stata eseguita dal vivo più di 700 volte dal 1973. In un altro brano si può ascoltare la voce di un' eroina non celebrata, perché non ottenne molta fama per la sua prestazione vocale e il suo ingaggio monetario fu davvero irrisorio. "The Great Gig In The Sky" si può ascoltare la splendida e possente voce di Clare Torry, unica e indiscussa protagonista del brano. Ma, in tutto questo, non poteva mancare un ricordo al genio di Syd Barrett, primo chitarrista e leader carismatico dei Floyd, sostituito nel' 68 da David Gilmour. In "Brain Damage" è chiara l'allusione per l' assenza del fondatore del gruppo. Questa ambiziosa opera rock, lo anche dal punto di vista tecnico per le varie manipolazioni e la marea di effetti sonori che furono messi in atto negli studi della EMI durante le pause di registrazione fatte dal gruppo. Alan Parson fu il tecnico del suono che realizzò il tappeto di effetti. Parson, che aveva già lavorato con la band per l' incisione di "Atom Heart Mother" nel 1970, usò ogni tipo di fonte sonora: battiti cardiaci a siglare l' inizio e la fine del disco, mille orologi che suonavano all' unisono all' inizio di "Time", registratori di cassa che scandivano il tempo in "Money". Ma molti altri effetti sonori sono racchiusi tra i solchi del disco, ne cito uno per tutti, il rumore affannoso dei passi di Peter James, assistente tecnico di Parson, alla fine di "On The Run". La veste grafica dell' lp fu scelta personalmente dai Floyd su sette progetti proposti da Storm Thorgerson, che da sempre ha curato le copertine degli album. Su "Dark Side" è stato detto e scritto tutto, ha fatto, e fa, sognare intere generazioni, ma la cosa più incredibile è che, dall' avvento del cd, vengono vendute circa 500 copie a settimana. "Tum Tum...Tum Tum...There Is No Dark Side Of The Moon, Really Mater Fact, It' All Dark" (non c'è un lato oscuro della luna, in realtà, perché di fatto è tutto scuro)...Tum Tum...Tum Tum... Nel Mese di marzo del 2003 per celebrare il 30° anniversario della pubblicazione, venne messo in commercio un super audio CD completamente rinnovato nella veste grafica. Poco tempo dopo fu pubblicato anche la versione in vinile con l' aggiunta di un nuovo adesivo e di poster, oltre a quelli già contenuti nell' edizione originale. |
Wish You Were Here Dopo l' enorme
e inaspettato successo
ottenuto con
l' lp "The Dark Side Of The Moon", il 15 settembre '75 venne pubblicato
l' album "Wish You Were Here" che occupò le prime posizioni
nelle
classifiche inglesi e americane. Le session di registrazione si
protrassero
per nove mesi, intervallate da massacranti tour negli Stati Uniti, e da
problemi personali e creativi che colpirono i singoli elementi della
formazione. Costruire un album che
seguisse "Dark Side"
era un
lavoro problematico e alla fine l' opera precedente, oltre che essere
un
assillo, divenne una sorta di guida da seguire. Tra le righe e le note
di questo nuovo lavoro, c'è anche un tentativo di tornare alle
prime
cose, o meglio, ai primitivi spiriti. Personalmente giudico questo lp
un
buon lavoro, piacevole e lineare, però lo considero diverso
dalle
proposte fatte dai Pink Floyd di un tempo, neanche troppo lontano. Sul
finire degli anni '70, con l' esplosione della bomba Pink Floyd,
è
da sottolineare il mutato atteggiamento del gruppo nei confronti dell'
avanguardia sperimentale, del culto della pazzia e della distruzione
del
suono. Quest' opera è, idealmente, dedicata a Syd Barrett, la
cui
assenza da luogo ad una costruzione di brani meno contorti e cerebrali,
più immediati e privi della forza furiosa delle prime proposte.
L' lp è, quasi totalmente, occupato
dalla suite
"Shine On You Crazy Dimond", la cui atmosfera crea situazioni di
completo
relax. Tra le due parti che compongono la suite sono racchiuse canzoni
come la sconcertante "Welcome To The Machine", la rockeggiante "Have A
Cigar" (cantata da Roy Harper, amico di Gilmour) e la nostalgica e
famosa
"Wish You Were Here". L' immagine complessiva che crea questo lp
è
la presenza di Syd Barrett nel organico mentale dei Pink Floyd che,
ironia
della sorte, si presentò volontariamente negli studi di Abbey
Road
durante il mixaggio finale del disco, completamente trasformato e
irriconoscibile
anche a Waters e compagni. |
Animals In un' epoca
in cui il mondo del rock,
perlomeno in
Inghilterra, era preso dai primi riflessivi sussulti di un' evoluzione
musicale su larga scala, il movimento "Punk", i Pink Floyd entrarono, a
detta di molti, in un periodo più introspettivo e meno creativo.
In questo panorama musicale e psicologico del gruppo, il 23 gennaio '77
venne pubblicato l' lp "Animals". Il
disco fu registrato a cavallo tra il marzo
e dicembre
'76, e conteneva due brani che erano stati scartati dall' lp "Wish You
Were Here" e, poi, successivamente eseguiti nei loro concerti tre il
1975
e il 1976. L' album, occupò la
seconda posizione
nella
classifica inglese e la terza in quella americana. Waters prese spunto
dalla frase: "Tutti gli animali sono uguali, ma ce ne sono alcuni che
sono
più eguali degli altri", tratta dal libro "La Fattoria Degli
Animali"
di G. Orwell, per creare la cornice tematica per questo nuovo lavoro.
In "Animals" la musica crea l' impressione di
essere
quasi stanca di parlare al cervello, di voler costruire immagini, e l'
album è il primo nella storia del gruppo che ha uno sviluppo in
senso orizzontale. L' lp contiene anche un passivo dialogo le cui
radici
rinnegano, o emarginano, la costruzione logica. I problemi non sono solo di natura creativa:
è
la necessità di potersi esprimere attraverso il mezzo vocale,
quella
che più preme e preoccupa la band. In "Wish You Were Here" si
era
ricorso ad un amico per una parte vocale (Roy Harper in "Have A Cigar")
ma, in "Animals", tutto il peso grava sulle corde vocali di Waters il
quale,
gradino dopo gradino, si è ormai insediato sulla poltrona di
regia
del gruppo orchestrando brani come: "Dogs", "Pigs", Sheep" e "Pigs On
The
Wing", che è messa a siglare l' apertura e la chiusura del
racconto
Orwelliano scritto da Waters. Così,
anche se l' album e i suoi maiali
vaganti,
complice anche un' accurata campagna pubblicitaria e una tournée
particolarmente suggestiva, trionfano tra i nuovi fans del gruppo, la
rifondazione
di uno stile si pone, ormai, come necessità, ma stiamo
tranquilli,
per i Pink Floyd nulla è impossibile. |
The Wall Dopo l'
imponente "In The Flesh Tour" del
1977, ricco
di eventi, il gruppo si frammentò. Waters, ormai a capo della
band,
si ritirò nella propria abitazione a Islington e iniziò a
lavorare a due cicli di canzoni, mentre Gilmour e Wright si dedicarono
ai propri progetti solisti. Nel luglio '78, Waters convocò gli
altri
componenti per esaminare i suoi due progetti musicali, dopo
innumerevoli
discussioni e litigi (Wright fu allontanato dal gruppo e pagato come un
comune session-man), tra l' aprile e novembre 1979 si riunirono per
registrare
il nuovo lp intitolato "The Wall". L'
album fu pubblicato il 30 novembre 1979 e
occupò
la terza posizione nella classifica in UK e la prima negli USA. Il
disco
è frutto di uno studio molto profondo: lo si rileva dai
particolari
perfetti, dalle sfumature sonore e dalla precisione creativa e lo
schema
di questo di questo album, è quello di un "concept" che ruota
intorno
ad una parola simbolica il muro dell' incomunicabilità.
"The Wall" è un capitolo interamente
nuovo
nella produzione del gruppo il primo di una rifondazione che non
finisce
di stupire. E' il primo lp, dopo 10 anni di storia, che i Pink Floyd
eseguono
senza maschere e senza approssimazione, seguendo linee melodiche dolci
e pervase da un' energia straripante e tutta nuova. Waters ha dato
fondo
ai suoi vecchi amori (Beach Boys e Beatles), per tessere un grande
arazzo
di voci e canti che seguono linee precise, canzoni in senso stretto che
si muovono agili perforando i limiti altrove soffocanti. Correndo su un
lungo e rischioso spazio di quattro facciate, i Pink Floyd costruiscono
un' opera essenziale fino all' ultima nota. In tutto questo c'è
un mutamento che potrebbe far discutere: i vecchi compagni di Syd
Barrett
rinunciano alle immagini violentatrici, ai suoni impregnati di futuro e
di incognite; ma la drammaticità dell' immagine permane
attraverso
mezzi più consueti, più conosciuti, forse perché
"Pink
Floyd" è uno stile universale. Probabilmente l'estrema
validità
del disco è in questa rinuncia; in questo approdo ai sistemi
convenzionali,
nella continua capacità di trasmettere le stesse inquietudini di
sempre, di rinnovare le sorprese. "The
Wall" è un' opera completa,
totale, nella
concezione più tipica dei suoi autori: l' ultimo grande
capolavoro
di quattro menti chiamate Pink Floyd. Da
ricordare che nel marzo 2000 la EMI ha
pubblicato
un doppio CD contenete la registrazione Live dell' intero concerto. Da
segnalare, oltre che la bellezza della veste grafica e l' ottima
qualità
della registrazione, che il supporto contiene ben due brani inediti:
"What
Shall We Do Now" e "The Last Few Brick". |
The Final Cut Terminati i
mega concerti e a pubblicazione
avvenuta
del film "The Wall" diretto da Alan Parker, il clima in casa Pink Floyd
divenne sempre più rovente, Waters diventò il dominatore
assoluto nei confronti dei superstiti della formazione, Gilmour e
Mason,
perché Wright era già del tutto fuori dalla band, e non
fu
neanche chiamato in causa per il nuovo progetto discografico. Le
session
di registrazione per il nuovo disco iniziarono subito dopo l' uscita
nelle
sale cinematografiche del film "The Wall", e da luglio a dicembre '82
la
band fu impegnata in studio di registrazione. In un tempo così
breve,
considerato gli standard abituali del gruppo, e facilitati dal
materiale
avanzato dal disco precedente, il 21 marzo '83 venne pubblicato "The
Final
Cut - A Requiem For The Post-War Dream", che occupò la prima
posizione
nella classifica inglese e la sesta in quella americana. L' album, a buon diritto può essere
considerato
un lavoro solista di Waters e rappresenta la sua opera più
personale
e meno accessibile. Tra i solchi è racchiusa la manifestazione
definitiva
dell' ossessione di Waters per la morte del padre (avvenuta nella
battaglia
di Anzio) a cui il disco è dedicato. |
A Momentary Lapse Of Reason Con un
comunicato stampa diramato nel
dicembre 1985,
Waters sentenziò ufficialmente lo scioglimento dei Pink Floyd.
Tra il bassista, Gilmour e Mason (Wright
entrò
nel progetto della rifondazione del gruppo solo nel febbraio '87 come
session-man),
si intraprese una lunga battaglia legale sulla paternità del
nome
del gruppo. Furono i tribunali inglesi a
dar ragione a
Gilmour
per un futuro uso del marchio "Pink Floyd" che il chitarrista voleva
riutilizzare.
Tra il giugno '86 e la primavera '87, fu registrato il nuovo disco
intitolato
"A Momentary Lapse Of Reason" che venne pubblicato il 7 settembre '87,
anche se la EMI aveva avanzato delle riserve e si era rifiutata di
sborsare
i soldi per la sua realizzazione. L' album occupò la terza
posizione
della classifica inglese e la sesta negli Stati Uniti. L' lp inizialmente non aveva un tema
conduttore unitario,
era pervaso da un' identica atmosfera, ma alla fine il tema scelto fu
quello
del fiume. La motivazione di questa scelta è dovuta al fatto che
il disco venne registrato interamente sulla "houseboat" di Gilmuor,
trasformata
in studio. Esteticamente "A Momentary
Lapse Of Reason"
è
un disco di buon livello, nel senso che le composizioni si fanno
ascoltare,
ma non aggiunge nulla a quanto è stato già espresso dal
gruppo
negli ultimi 20 anni. E' comunque innegabile che, senza Waters, Gilmour
e soci sono riusciti ad incidere un disco che suona realmente floydiano
e in cui si respirano le stesse atmosfere che avevano caratterizzato
tante
canzoni recanti la firma di Waters. Nonostante
il tentativo del gruppo di
riesumare un
certo tipo di sound decisamente datato, che si può considerare
senz'
altro riuscito, appare evidente l' incapacità di Gilmour di
comporre
i testi, difetto confermato dallo stesso in parecchie interviste. I
più
significativi momenti dell' album sono: i cori femminili ad alto
potenziale
epidermico, le possenti batterie e le lancinanti chitarre in pieno
stile
Gilmouriano. Questo ritorno alla sigla "Pink Floyd" non comporta
nessuna
sorpresa, però conduce ad una riflessione: Gilmour e Mason non
ripropongono
forse i Floyd nati nelle intenzioni musicali di Waters ? |
Delicate Sound Of Thunder Quasi in
contemporanea con la pubblicazione
di "A Momentary
Lapse Of Reason" i rifondati e rinnovati Pink Floyd si imbarcarono in
un
mega tour che durò dodici mesi, con una serie di 155 concerti la
formazione toccò quindici paesi su quattro continenti.
La sera del 23 agosto 1988, ultima data del
tour,
venne registrato dal "vivo" al Nassau Coliseum di New York l' intero
concerto
che fu pubblicato il 22 novembre 1988 con il titolo di "Delicate Sound
Of Thunder", che si piazzò tra i primi posti nelle classifiche
inglesi
e americane. L' lp è il primo
documento "live" che
la band
ha realizzato dai lontani tempi di "Ummagumma". Il doppio album
è
molto bello, però se in concerto non si nota molto, sul disco si
sente troppo che sul palco c'è di più di una vera band,
ma
una piccola orchestra con un solo solista, Gilmour ovviamente. Quando
si
ascolta l' assolo di chitarra in "Comfortably Numb", il più
sanguigno
e nello stesso tempo spirituale assolo della storia del rock, o quando,
in "Time" si ascolta la voce di Wright, penso la migliore del gruppo,
le
emozioni prendono il sopravvento e i rilievi personali spariscono.
Classici
come "Shine On You Crazy Diamond", "Run Like Hell" e "Wish You Were
Here"
sono sempre sovrumani, e i brani tratti da "A Momentary Lapse Of
Reason"
funzionano benissimo. Il grande
successo, che ha fatto si che i Pink
Floyd
abbiano conquistato una nicchia del museo del rock, è dovuto
allo
spettacolare apparato scenico che ha colorato il loro suono, che
è
ben visibile nella videocassetta pubblicata quasi in contemporanea con
il disco. Una curiosità che ha
destato un certo
scalpore,
non solo nell' ambiente musicale: la missione franco-sovietica della
Soyuz
7 ha avuto come sottofondo musicale "Delicate Sound Of Thunder". La
richiesta
di portarsi sulla navicella spaziale una copia del disco è stata
esplicitamente fatta dall' astronauta sovietico Serebrov. Nel "suono delicato del tuono", i miti
rappresentano
se stessi.
|
The Division Bell Dopo i mega
tours e la pubblicazione del
doppio lp
"Delicate Sound Of Thunder", i Pink Floyd fecero perdere completamente
le loro tracce, a parte una breve apparizione nel giugno 1990 per il
festival
di Knebworth, sino all' inizio del 1993, quando Gilmour e soci,
circondati
dal più fitto riserbo e da una valida squadra di musicisti, si
trovarono,
con Wright ritornato come titolare nella formazione, per assemblare un
nuovo lavoro. Le registrazioni del disco
furono eseguite
nello studio
di proprietà di Gilmour e durarono da febbraio a dicembre '93.
Il
30 marzo '94, in contemporanea con l' inizio del nuovo tour mondiale,
venne
pubblicato "The Division Bell", che occupò il secondo posto
nella
classifica inglese e il primo posto in quella americana. L' album si
apre
con dei rumori di fondo, che creano un' atmosfera sospesa, qualche nota
di pianoforte, poi immancabilmente interviene potente e sovrana la
chitarra
di Gilmour, e la magia del sound Pink Floyd torna a rivivere in tutta
la
sua essenza. Brani del calibro di "What
Do You Want From
Me", "Marooned",
"A Great Day For Freedom" e "Keep Talking" confermano come la vena
compositiva
di Gilmour sia rimasta intatta e al tempo stesso denunciano il permeare
di una sola fonte creativa del gruppo. Il
suono è più compatto, le loro
canzoni
più aderenti alla forma tradizionale, rispettose della formula:
strofa, ritornello, inciso e assolo di chitarra al centro del pezzo, si
perché di chitarra ce n'è veramente tanta. "The Division Bell" è sicuramente ben
fatto
e impeccabile, tanto nei cori quanto negli arrangiamenti, un po'
monocorde
forse nella voce. Nonostante tutto una
strana sensazione ci
assale e
cioè che i Pink Floyd abbiano perso la voglia di creare,
purtroppo
questa sensazione qualche volta rimane. L' lp, che fa uso combinato
della
tecnologia analogica e digitale, possiede un umanesimo universale e un
lirismo solitamente assenti nei lavori di Waters, spesso aspri ed
egocentrici,
talvolta persino inaccessibili. Il
titolo dell' album è ispirato alla
campana
della divisione che richiama i parlamentari inglesi in aula per una
votazione
parlamentare. La tematica del disco è impermeata sull' attuale
problema
dell' incomunicabilità che assale l' uomo alle soglie del
duemila.
|
Come successe
per "A Momentary Lapse Tour",
anche questo
nuovo tour mondiale (110 concerti in 77 città, per un totale di
5.300.000 spettatori) lasciò una traccia nella discografia del
gruppo:
un doppio album e una videocassetta. Il 6 giugno 1995 venne pubblicato
"Pulse", il nuovo "live" registrato a cavallo tra il 17 agosto e il 23
ottobre '94 in diversi shows, e mi pare superfluo dire che
occupò
le prime posizioni nelle classifiche di mezzo mondo. L' album, registrato con il sistema "Q Sound"
(una
speciale tecnica usata per dare al suono la tridimensionalità),
è accompagnato da uno splendido "booklet" ricco di fotografie
tratte
dal tour e da una confezione in cartone con un led che lampeggia al
ritmo
del battito cardiaco. Tra i solchi possiamo ascoltare: per la prima
volta
l' esecuzione integrale di "The Dark Side Of The Moon"; l' immortale
"Wish
You Were Here"; "Astronomy Domine" (da far venire i brividi !) e altri
brani tratti dal disco precedente ed alcuni dei loro vecchi cavalli di
battaglia. A parte tutto questo, il
disco è un'
operazione
commerciale molto furba e ben riuscita, perfettamente in sintonia con
la
moda attuale: quella di riportare alla luce il passato, eseguire i
vecchi
successi, compilare tributi a questo e a quello, l' importante è
non inventare nulla di nuovo. D'
altronde lo stesso Gilmour l' ha
confermato, i
Pink Floyd non hanno più nulla da dire. Considero questo doppio
album un simpatico gadget offerto al pubblico più giovane e a
tutti
coloro che rimangono ancora incantati dal suono e dalla magia dello
stile
floydiano. Il marchio "Pink Floyd"
è una firma che
attesta
la buona qualità del prodotto, le vendite lo confermano, e fanno
si che "pulsi" ancora il cuore di Mr. Pink Floyd. |
The Endless River Dopo
circa venti anni di inattività dei
Pink Floyd, all'improvviso arriva
l’inaspettata notizia di un nuovo loro lavoro. |
Compilation Nel 1971 venne pubblicato l' lp "Relics" che principalmente riporta le facciate "A" o "B" dei primi "45 giri", alcuni dei quali non sono mai stati inclusi in album del gruppo e addirittura incisi ancora prima della pubblicazione del primo disco. "Relics" è un' interessante lp con canzoni molto particolari ed inedite come: "Arnold Layne" (prima incisione ufficiale dei Pink Floyd e censurato dalla BBC inglese perché il testo parlava di un travestito), "See Emily Play" e "Julia Dream", scaturite dalla genialità allucinata di Syd Barrett. Oltre ai brani sopracitati è doveroso segnalare l' inquietante "Careful With That Axe, Eugene", che fu un vero pezzo forte nei concerti "live" del gruppo e la strana e jazzata "Biding My Time" scritta da Waters ed eseguita da Gilmour in maniera molto encomiabile. L' lp "Master Of Rock" fu pubblicato nel 1973 e contiene brani già editi sia su lp sia su "45 giri". Due di queste canzoni contenute in questo disco, eseguite dalla formazione originale, sono interessanti e degne di essere segnalate per la loro musicalità in piena era psychedelica. "Candy And A Current Bun", originariamente intitolata "Let's Roll Another One", titolo e testo che i responsabili della EMI imposero di cambiare per l' esplicito riferimento allo spinello, e la bella e multicolore "Apple And Oranges". Nel 1981 venne pubblicato "A Collection Of Great Dance Songs", un titolo molto ironico perché i brani contenuti in questa antologia non si possono onestamente definire ballabili. Questo lp contiene canzoni già edite nei dischi ufficiali dei Pink Floyd, ad eccezione di una versione del brano "Money" appositamente remixata per questo lp. La casa discografica americana Capitol nel 1983 pubblicò "Works", una raccolta di brani provenienti dai vari lp che contiene un brano veramente degno di essere citato, "The Embryo", una canzone che non è mai apparsa su nessun lp del gruppo e perciò sconosciuta alla grande massa di fans. Il brano, solamente riportato nella discografia pirata del gruppo, venne eseguito molte volte nei loro "live concerts". I Pink Floyd denunciarono la Capitol, non autorizzando la pubblicazione dell' antologia, perché conteneva questo brano che, secondo i gusti di Waters, che lo compose, non era degno di essere portato alla conoscenza del grande pubblico per la sua non buona musicalità. Nel mese di novembre del
2001 venne messo in commercio un
doppio
CD rimasterizzato intitolato "Echoes - The
Best Of Pink Floyd". Questa pubblicazione non offrì nulla
di nuovo, a parte il brano inedito "When The Tiger Broke Free", il
quale
era già stato pubblicato nel luglio del 1982 in una versione in
sette pollici. Ricordo che lo stesso supporto fu anche messo in
commercio
in un box in cartone con all' interno quattro vinili.
|
E non
potevamo dimenticare che molti fans sono
anche
collezionisti di vinili, cd e chi più ne ha ne metta. Per questo
motivo commento con questo articoletto il collezionismo di vinili...
Il collezionismo La rivista
mensile "Record Collector",
specializzata
nel collezionismo di vario materiale musicale, ha pubblicato nel mese
di
marzo 1998 una speciale classifica sugli artisti più
collezionati
redatta dai lettori di mezzo mondo: la quinta posizione è
occupata
dai Pink Floyd. L' intera discografia
della band è
stata pubblicata
in diversi paesi del mondo con notevoli differenze dall' edizione
inglese,
nel colore del vinile, nella grafica di copertina o nella tiratura
limitata
e promozionale del supporto. Questi lp hanno raggiunto quotazioni molto
elevate (si arriva a pagare il doppio lp "Ummagumma", messo in
commercio
in Giappone in vinile rosso sangue, la bellezza di 1.000 €). In questo
spazio vorrei portare a conoscenza le edizioni più rare e
particolari
della discografia floydiana. I
più ricercati in assoluto sono i
dischi pubblicati
in Giappone, sino al 1971/72, in vinile rosso sangue e con inserti
composti
da due o più pagine con foto e scritte in lingua madre.
Interessante
è anche l' edizione pubblicata in Italia nel 1971 di "The Piper
At The Gates Of Dawn" con la copertina completamente differente dall'
originale.
L' lp "Atom Heart Mother" è stato messo in commercio in Francia
in un' edizione limitatissima in 50 copie in vinile blu. Del famosissimo "The Dark Side Of The Moon" ne
esistono
diverse edizioni, in Francia ne sono stati pubblicati diversi tipi
nella
colorazione blu e trasparente, in Olanda e Germania sono di colore
bianco,
mentre in Australia l' edizione quadrifonica è in colore rosa.
In
UK e negli USA è stato ristampato nel 1977 e nel 1978 in due
differenti
edizioni in "picture disc" con immagini completamente differenti. Di
questo
disco corre voce tra i collezionisti, ma nessuno l' ha mai visto, dell'
esistenza di una edizione giapponese con la copertina recante,
anziché
il prisma ottico, l' immagine della band che suona dal "vivo"...forse
è
il Santo Graal floydiano ! Di "Wish You
Were Here" sono ricercate le
edizioni
in colore blu pubblicate in Olanda e Germania e la rarissima edizione
blu
colombiana. In UK è stato ristampato nel 1977 in "picture disc".
Molto particolare è l' edizione filippina per la copertina
completamente
diversa. L' lp "Animals" fu messo in
commercio in
Francia e
Germania in colore rosa; da segnalare anche l' edizione promo francese
con disco, busta e copertina completamente rosa, bisogna ricordare la
"dj
copy" pubblicata in America con busta bianca e inserto all'interno.
L' lp "The Wall" più ricercato è
quello
prodotto nella nostra nazione in 500 copie di colore arancio, ricercate
anche le copie promo americana e giapponese in un solo disco.
Nel 1988 in occasione del concerto di
Versailles è
stata pubblicata una speciale edizione di "A Momentary Lapse Of Reason"
in vinile bianco con poster e sovra copertina con le immagini della
famosa
reggia. Del doppio lp "Delicate Sound Of Thunder" il più
ricercato
è il promo brasiliano in "picture disc" e composto da un solo
disco. "The Division Bell" venne
pubblicato in
Brasile in
vinile color azzurro scuro, mentre negli USA in colore azzurro chiaro.
Anche se non sono state da noi menzionate, non
sicuramente
per un' importanza minore, esistono altre varie raccolte e particolari
edizioni di antologie, raccolte e dischi ufficiali pubblicati in tutto
il mondo.
|
In queste pagine potrete trovare i cenni
storici inerenti
i film a cui il gruppo ha partecipato direttamente indirettamente.
Tonite Let's All Make Love In London Verso la fine
del 1965 Peter Whitehead, amico
di famiglia
dei Barrett, si trasferì dalla città di Cambridge a
Londra
allo scopo di intraprendere la strada di regista cinematografico. Nella
capitale, assieme ad altre persone, tutte originarie di Cambridge, si
ritrovavano
nei vari pubs londinesi e nella sala di ritrovo dello Hornsey College
Of
Art e ai vari concerti e "happenings" ai quali i Pink Floyd avevano
iniziato
a prendere parte. Non mancarono mai neanche alla abituale esibizione
della
band della domenica pomeriggio al famoso Marquee Club. Whitehead
contribuì
a finanziare una session di registrazione dell' emergente gruppo con la
prospettiva di includere la loro musica nel film che egli stava
realizzando
sul cosiddetto movimento della "swingin London". Il
titolo della pellicola era ispirato all'
omonima poesia
di Allen Ginsberg, e "Tonite Let's All Make Love In London"
cercò
di descrivere l' essenza della "swingin London" verso la fine degli
anni
sessanta. Questo divertente movimento, pieno di Mini Morris, minigonne
e folli giacche con i colori della Union Jack, era caratterizzato da
apparizioni
del calibro di David Hochney, Mick Jagger e Lee Marvin, bizzarramente
vestito
in uniforme militare, riuscendo ad offrire un' affascinante ritratto di
quei tempi. L' 11 gennaio del 1967 i Pink
Floyd, per due
giorni consecutivi,
si chiusero in studio di registrazione e registrarono quattro brani, di
cui due strumentali. "Interstellar Overdrive" e "Nick's Boogie" nei
quali
il gruppo sfogò il selvaggio istinto musicale, "Arnold Layne" e
"Let's Roll Another One", due eccentriche canzoni di Barrett.
"Interstellar
Overdrive" venne introdotta nella colonna sonora del film e fu eseguita
in tre separate parti di diversa durata. La versione più lunga
(16
minuti e 46 secondi) definì la musica dei primi Floyd, e
arrivò
a catturare al meglio il selvaggio, frenetico e allucinante sound che
caratterizzava
le prime esibizioni dal "vivo" del gruppo. Anche se questa versione
è
intenzionalmente anticommerciale, stabilì i pazzi canoni
estetici
dei successivi dieci anni della carriera della band. Ascoltare questa lunga versione di "Interstellar
Overdrive",
a mio giudizio, crea l' impressione di un lungo viaggio nello spazio
infinito,
e dalle casse dello stereo fuoriescono note impregnate di LSD, sostanze
di cui Barrett assunse in grosse quantità. Agli inizi del '68
venne
pubblicato il disco contenente la colonna sonora con le tre versioni di
"Interstellar Overdrive". Solo nel 1990 fu pubblicata la versione
integrale
intitolata "Tonite Let's Make Love In London...Plus" che conteneva il
brano
intitolato "Nick's Boogie". Un consiglio spassionato: è
assolutamente
da ascoltare per l' alto ph acido che traspare dalla sua selvaggia
musicalità.
Zabriskie Point A metà
novembre del 1969 i Pink
Floyd si recarono
a Roma per incidere la musica per la colonna sonora del film diretto da
Michelangelo Antonioni e intitolato "Zabriskie Point". Il regista fu colpito dalla loro musica e
dall' lp
"Ummagumma" (in modo particolare dal brano "Careful With That Axe,
Eugene"),
e per questo motivo Antonioni decise di contattare i Pink Floyd per il
suo progetto cinematografico, mentre il montaggio finale della
pellicola
veniva ultimato. Il film fu prodotto da
Carlo Ponti e
distribuito dalla
MGM ha una trama tipicamente hippy, in parte scritta dal famoso
commediografo
Sam Shepard e ha come protagonisti Mark Frechette e Daria Dalphin nel
ruolo
di due disillusi adolescenti. Lui
è uno studente che rimane coinvolto
in
una sommossa universitaria in America e sospettato di aver ucciso un
poliziotto;
lei è la giovane segretaria di un magnate del mercato
immobiliare
che cerca di costruire una casa di riposo su un sacro terreno
desertico.
Mark scompare, ruba un piccolo aeroplano e fugge nel deserto.
Dipingono l' aereo con colori psychedelici,
poi lui
torna nel luogo dove ha rubato il mezzo e viene prontamente abbattuto a
colpi di arma da fuoco. Il film si conclude con la simbolica esplosione
della casa del boss di Daria. Antonioni
che era anche il supervisore alla
produzione,
decise di utilizzare solo tre degli otto brani incisi dai Pink Floyd,
mentre
il rimanente della colonna sonora fu occupato da canzoni di noti
artisti
americani. I brani scelti dal regista
sono "Heart Beat,
Pig Meat"
che fa da sottofondo ai titoli di testa ed è un brano che oggi
giorno
verrebbe definito come "ambient music"; "Crumbling Land" usato per
commentare
il tragitto dei due protagonisti per la Valle della Morte fino a
Zabriskie
Point è una canzone richiesta appositamente dal regista in
questo
gioioso stile country; "Come In Number 51, Your Time Is Up", che
accompagna
le immagini dell' esplosione della casa, non è nient' altro che
la versione rielaborata di "Careful With That Axe, Eugene". Durante le due settimane trascorse in studio
di registrazione
i Pink Floyd furono messi a disagio dalla costante presenza di
Antonioni
che cercava di dirigere la band come un' orchestra, suscitando un
grande
fastidio nei quattro musicisti. Il disco
di "Zabriskie Point" venne pubblicato
nel
marzo del 1970, ma vorrei segnalare l' interessante pubblicazione in
doppio
cd nel 1997, nel quale, oltre a contenere la versione originale
remasterizzata,
vengono riportati alla luce quattro bellissimi e inediti brani che
furono
scartati da Antonioni nel 1969. Pink Floyd At
Pompeii
The Wall In un periodo
molto particolare della
carriera dei
Pink Floyd, dovuto alle baruffe interne tra i vari componenti della
band,
e dopo gli spettacolari concerti "live" del "The Wall Tour", il 4
luglio
1982 all' Empire Theatre di Londra venne presentato ufficialmente il
film
"The Wall". La pellicola fu diretta dal
famoso regista
Alan Parker,
le musiche e le scenografie furono curate da Waters mentre le
animazioni
erano state eseguite da Gerald Scarfe. Le prime bozze della
sceneggiatura
erano state stese da Waters e Scarfe. In un secondo tempo si unì
a loro Parker, il quale inizialmente si limitò a dare dei
semplici
consigli, restando in seguito talmente colpito dalla trama che decise
di
dirigere il film. La collaborazione tra il bassista ed il regista
risultò
molto burrascosa, perché Parker aveva delle idee ben precise su
quello che il film doveva rappresentare. Lo stesso decise che la
pellicola
non doveva contenere dialoghi, che nessun membro del gruppo apparisse
in
nessuna veste e, per evitare qualsiasi connessione tra il film e lo
spettacolo
"live", non furono neanche usate le famose marionette progettate da
Scarfe
per i concerti. Inizialmente la parte
del protagonista doveva
essere
di Waters, perché il personaggio aveva lo stesso suo alter-ego,
ma ad interpretarla fu Bob Geldof, il quale recitò la parte
affidatagli
con molto sentimento. Pink è un
ragazzo nato durante la
seconda guerra
mondiale, che perde il padre nella battaglia di Anzio e, ossessionato
dalla
madre prima e dalla scuola poi, inizia a costruire un muro immaginario
tra lui e il resto del mondo. Mattone dopo mattone il muro continua a
crescere:
i problemi della vita da rock star, il divorzio dalla moglie e l' uso
della
droga gli sconvolgono la mente, creandogli molte allucinazioni, una
delle
quali quella di vestire i panni di un dittatore a capo di un esercito
di
pulizia etnica che ha come simboli due martelli incrociati. Il film si
conclude con un autoprocesso con relativa assoluzione di Pink e l'
abbattimento
del muro. Guardando attentamente la
storia traspaiono
chiaramente
le ossessioni e i complessi di Waters, conditi con qualche riferimento
alla stranezze di Syd Barrett. Musicalmente
il film riporta tutti i brani
dell' omonimo
lp, però alcuni cantati da Bob Geldof, con due nuove canzoni che
erano state precedentemente scartate dal disco: "What Shall We Do Now",
sino ad ora solo eseguita durante i "live concerts" e il brano composto
da Waters e intitolato "When The Tiger Broke Free". Il film, distribuito dalla MGM, ottenne un'
enorme
successo di pubblico in tutto il mondo, e anche i giudizi della critica
furono quasi tutti entusiastici, anche se non mancarono le critiche per
l' eccessiva violenza e crudezza in alcune scene. Prima d' ora non
è
mai successo che musica e follia, immaginazione, azione visiva e
cartoni
animati siano stati così magistralmente fusi come in questa non
ortodossa e colossale opera rock. E' doveroso anche segnalare la partecipazione dei Pink Floyd con il balletto. Pink Floyd Ballet Dopo aver
eseguito al festival di musica
classica di
Montreaux il brano "Atom Heart Mother", il quale diede l' onore al
gruppo
di essere la prima rock band a partecipare a una manifestazione molto
diversa
dagli abituali concerti, nell' autunno del 1971 arrivò anche per
i Pink Floyd il momento del flirt con la cultura classica. Il coreografo francese Roland Petit
concepì
un balletto basato su un libro classico della letteratura scritto da
Marcel
Proust e intitolato "Alla Ricerca Del Tempo Perduto". A portare in
scena
questo balletto avrebbe dovuto essere il ballerino sovietico Rudolf
Nureyev,
accompagnato da un corpo di ballo composto da più di 50
ballerini,
mentre le musiche sarebbero state composte ed eseguite dai Pink Floyd
con
alle loro spalle un' orchestra formata da centotto elementi.
La band prima di incontrarsi a Parigi con
Petit, Nureyev
e il regista Roman Polansky (il quale voleva trarre un film dal
balletto),
cercò diligentemente di familiarizzare con il voluminoso
classico
di Proust. La lettura del tomo letterario fu davvero ardua
perché
i quattro musicisti trovarono l'opera noiosa, specialmente Gilmour che
crollò solo dopo diciotto pagine. Waters fu l' unico che
riuscì
a trascinarsi alla fine del libro. Mentre
Mason, Waters e Steve O' Rourke
(manager del
gruppo) si apprestavano a partire alla volta di Parigi per discutere
con
gli altri del nuovo progetto musicale, Petit aveva deciso di
accantonare
l' opera di Proust e abbracciò l' idea di fare un balletto
ispirato
alle "Mille e una notte". La cena di lavoro parigina finì in una
solenne ubriacatura da parte dei suoi partecipanti, e non venne preso
nessun
tipo di accordo per il futuro. Quasi due
anni dopo Roland Petit
ricontattò
nuovamente il gruppo per trarre un balletto dalle loro musiche, questa
volta senza Nureyev, Polansky e la numerosa orchestra. Tra il gennaio e
il febbraio 1973 i Pink Floyd elegantemente apparvero agli spettacoli
che
si tennero a Marsiglia e a Parigi, suonando dal "vivo" su un
sovra-palco,
mentre ai loro piedi si esibivano i ballerini. Durante il balletto non
mancò un tipico effetto scenico floydiano: dieci latte di
benzina
esplosero producendo palle di fuoco sul palcoscenico. In questa occasione il gruppo eseguì i
seguenti
brani: "Careful With That Axe, Eugene", "Echoes", "One Of These Days" e
"Obscured By Clouds / When You're In". In
un primo tempo il balletto doveva essere
ripreso
e mandato in onda in eurovisione, ma alla fine venne solamente
trasmesso
dalla TV francese nel mese di gennaio 1973. Il corpo di ballo di Marsiglia di Roland Petit
eseguì
il balletto ispirato alle musiche dei Pink Floyd nell' antico scenario
dell' Arena di Verona nell' agosto 1991. Nelle quattro serate in
cartellone
venne riproposto l' originale spettacolo eseguito nel 1973.
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![]() LIBRI LA BIBLIOGRAFIA CONSIGLIATA Nel mondo e
in Italia sono stati pubblicati
numerosi
libri dedicati ai Pink Floyd che trattano la storia del gruppo, la
discografia,
Syd Barrett e la traduzione dei testi delle canzoni. Purtroppo, nel
nostro
paese alcune persone hanno scritto libri, "ispirandosi" a lavori
stranieri,
messi in commercio col proprio nome inflazionando il mercato con testi
di mediocre qualità. A parte questi episodi di pirateria, alcuni
libri esteri sono stati tradotti nella nostra lingua e vanno ad
occupare
un posto importante per l' ottimo lavoro svolto dai loro autori. E'
doveroso
consigliare i fans, che si vogliono documentare, su quali sono
veramente
validi.
Inerenti alla storia del gruppo, a mio giudizio, gli interessanti sono soltanto sei. Nel 1990 la Gammalibri pubblica "La Storia Illustrata" scritta da Miles, consigliabile oltre che per le notizie, anche per le foto contenute. Sempre in quell' anno viene stampato dall' Arcana "A-Z Pink Floyd" di L. Ferrari, un dizionario che riporta curiosità storiche relative al mondo floydiano. Quello che io considero in assoluto "la bibbia" per i fans è il testo pubblicato dall' Arcana nel 1993 intitolato "Uno Scrigno Di Segreti" di N. Schaffner. Un altro ottimo libro (peccato che non riporti le molte foto inedite come l' edizione inglese) è "La Storia Dietro Ogni Canzone" di C. Jones edito dalla Tarab e stampato nel 1997. Anche se non direttamente legato alla storia del gruppo, è il libro dedicato alle copertine degli lp intitolato"Spirito E Materia-L' Arte Visionaria Dei Pink Floyd" scritto da S. Thorgerson e pubblicato dall' Arcana nel 1998, dove l' autore (che è anche il creatore delle copertine) spiega tecniche fotografiche, segreti e aneddoti ad esse legati. Il testo "Un Sogno In Technicolor - Trent' Anni Di Storia E Canzoni" messo in commercio dalla Giunti nel settembre 1998 e scritto da G. Povey e I. Russel, riporta in modo dettagliato e cronologico le varie notizie e le date di tutti i concerti, dal 1962 al 1994, con i brani eseguiti. Dei testi dedicati a Barrett sono da segnalare: "Tatuato Sul Muro" di L. Ferrari edito dalla Gammalibri nel 1986. L' autore racconta la vicenda di Syd Barrett in modo molto umano, e l' incontro avvenuto a Cambridge nel 1985 con Barrett. L' altro libro è "S. Barrett - Pazzo Diamante" scritto da M. Watkinson e P. Anderson pubblicato dalla Gammalibri nel 1992, oltre a descrivere in modo dettagliato la vita di Syd è arricchito con foto. Dedicato alla traduzione dei testi dei brani si possono citare i due volumi curati da P. Bertrando pubblicati nel 1994 dall' Arcana ed intitolati "Pink Floyd - Syd Barrett Vol. 1" e "Pink Floyd Vol. 2". L' unica pecca del curatore è quella di continuare a ripetere l' errore della prima traduzione, fatta ad orecchio e con molta fantasia, del testo del brano "San Tropez" contenuto nell' lp "Meddle", dove nella penultima strofa della canzone traduce la frase "Making A Date For Later Phone" (fissa un appuntamento per telefono) in "fissa un appuntamento con Rita Pavone" !!. A parte questo, il libro è completo, con tutti i brani dei vari lp della band e di Barrett. Inerente alla discografia ufficiale e "bootlegs" del gruppo, nel nostro paese è stato pubblicato un solo libro. La casa editrice Blues Brothers nel 1991 ha pubblicato "Pink Floyd Discografia" di S. Magnani, un testo non molto dettagliato e da prendere con molta leggerezza. Luciano Cassulo Libri pubblicati in Italia LE CANZONI DEI
PINK FLOYD Christian Diemoz,
Editori Riuniti
A - Z PINK FLOYD Luca Ferrari, Arcana Editrice
IL DESIDERIO DEI PINK FLOYD Stefano Bonagura, Elleu Musica IL TAGLIO FINALE Lucina Santambrogio, Edizioni Gammalibri INTERSTELLAR OVERDRIVE Stefano Magnani, Edizioni Giunti L' ALTRA FACCIA DELLA LUNA Roberto Caselli, Arcana Editrice LA STORIA DIETRO OGNI CANZONE DEI PINK FLOYD Cliff Jones, Edizioni Tarab LA STORIA ILLUSTRATA Miles, Edizioni Gammalibri LO SCRIGNO DI SEGRETI Nicholas Schaffner, Arcana Editrice OLTRE IL MURO Maurizio Beker, Alpi Editori PINK FLOYD Giancarlo Radice, Edizioni Gammalibri PINK FLOYD Jason Rich, Edizioni Futura Music PINK FLOYD Massimo Forleo, Edizioni Big Parade PINK FLOYD Miles Fratelli, Gallo Editori PINK FLOYD Nadia Arduini, Forte Editore PINK FLOYD Luca Ferrari, Arcana Editrice PINK FLOYD - TESTI CON TRADUZIONE RAGIONATA A FRONTE Autori Vari,Edizioni Lo Vecchio PINK FLOYD 1965-1967 Stefano Magnani, Edizioni Gammalibri PINK FLOYD CANZONI Autori Vari, Edizioni Blues Brothers PINK FLOYD DISCOGRAFIA Stefano Magnani, Edizioni Blues Brothers PINK FLOYD SONGS Autori Vari, Edizioni Gammalibri PINK FLOYD STORY Giancarlo Radice, Edizioni Gammalibri PINK FLOYD STORY Stefano Magnani, Edizioni Blues Brothers PINK FLOYD VOL. 2 Paolo Bertrando Arcana Editrice PINK FLOYD-SYD BARRETT VOL. 1 Paolo Bertrando, Arcana Editrice PINK FLOYD-WISH YOU WERE HERE Autori Vari, Edizioni Gammalibri ROGER WATERS Stefano Magnani, Edizioni Blues Brothers SPIRITO E MATERIA-L' ARTE VISIONARIA DEI PINK FLOYD Storm Thorgerson, Arcana Editirce SYD BARRETT-PAZZO DIAMANTE M. Watkinson & P. Anderson, Edizioni Gammalibri SYD BARRETT-PINK FLOYD Livio Boriello, Alpi Editori TATUATO SUL MURO Luca Ferrari, Edizioni Gammalibri THE DARK SIDE OF THE MOON Autori Vari, Edizioni Gammalibri THE WALL Autori Vari, Collector's Guide Publishing Inc. UN SOGNO IN TECHNICOLOR G. Povey / I. Russell, Edizioni Giunti UNO SCRIGNO DI SEGRETI Nicholas Schaffner, Arcana Editrice WELCOME TO THE MACHINE Jordi Bianciotto, Edizioni La Mascara WHERE IS THE MADCAP CALLED SYD BARRETT Luca Ferrari, Edizioni Stampa Alternativa PINK FLOYD THE WALL - ROCK E MULTIMEDIA Gianfranco Salvatore, Edizioni Stampa Alternativa INSIDE OUT - LA PRIMA AUTOBIOGRAFIA DEI PINK FLOYD Nick Mason, Rizzoli PINK FLOYD 1965-2005 40 ANNI DI SUONI E VISIONI Alessandro Bratus, Editori Riuniti CRAZY DIAMOND - IL VIAGGIO PSICHEDELICO DI SYD BARRETT M.Watkinson & P.Anderson, Arcana Editrice PINK FLOYD - DISCOGRAFIA ILLUSTRATA Franco Brizi, Coniglio Editore FLOYDSPOTTING - GUIDA ALLA GEOGRAFIA DEI PINK FLOYD Alfredo Marziano / Mark Worden , Giunti PINK FLOYD - THE LUNATIC - TESTI COMMENTATI Alessandro Besselva Averame , Arcana ECHOES - LA STORIA COMPLETA DEI PINK FLOYD Glenn Povey , Giunti Editore PINK FLOYD LIVE ROSSO FLOYD Michele Mari , Casa Editrice Einaudi THE WALL LIVE – IL SUONO DELLA STORIA - ROGER WATERS BERLINO 21 LUGLIO PINK FLOYD - WISH YOU WERE HERE - Viaggio nell'album pinkfloydiano dedicato a Syd Barrett, Edizioni Blues Brothers PINK FLOYD -STORIE E SEGRETI The Lunatics , Giunti Editore PINK FLOYD - LA MUSICA E IL MISTERO. GUIDA ILLUSTRATA ALLA DISCOGRAFIA COMPLETA - Andy Mabbett, A. Besselva, Arcana THE DARK SIDE OF THE MOON- GENESI ,STORIA, EREDITÀ DEL CAPOLAVORO DEI PINK FLOYD - John Harris, M. Lascialfari , Arcana ROGER WATERS - OLTRE IL MURO - Giovanni Rossi, Tsunami Edizioni TALKS - James Federici , Edizioni Blues Brothers VIAGGI INTERSTELLARI - Stefano Magnani, Arcana Editrice THE DARK SIDE OF THE MOON - VIAGGIO NELL'IDENTITA`DEI PINK FLOYD - Marco Bracci , Aerostella Editore IL FIUME INFINITO - TUTTE LE CANZONI DEI PINK FLOYD - Lunatics, Giunti Editore AL DI LÀ DEL MURO - Hugh Fiedler, Il Castello Editore THE NIGHT OF WONDERS, PINK FLOYD A VENEZIA - 15 LUGLIO 1989, LUCI, SUONI E MEMORIE - Associazione Culturale Floydseum, Edizioni Antorami SYD BARRETT - ALLE SOGLIE DELL'ALBA - Nino Gatti , Edizioni Clichy PINK FLOYD - LA FOLLE LOGICA -Raimondo Simonetti, Arcana Editrice PINK FLOYD A POMPEI - Lunatics, Giunti Editore SYD DIAMOND, UN GENIO CHIAMATO BARRETT - Mario Campanella, Arcana PINK FLOYD - UMMAGUMMA, a cura di James Federici, Kaos Edizioni PINK FLOYD, LA MUSICA, LA LEGGENDA - Special Collectors Edition /Edizione Rolling Stone PINK FLOYD - MUSICA PER IMMAGINI - Antonio Pedicini, Arcana Editrice OUTSIDE THE WALL - Associazione Culturale Floydseum JUGBAND BLUES, A GRAPHIC TRIP ON THE TRACKS OF SYD BARRETT - Matteo Rugattin, Simone Perazzone , NPE INSIDE OUT-LA PRIM AUTOBIOGRAFIA DEI PINK FLOYD- Nick Mason , EPC Libri pubblicati all'estero 1966-1971 EMBRYO - A PINK FLOYD CHRONOLOGY N.
Hodges -
I. Priston, Cherry Red Books |
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